Atene

 

Atene
L’arrivo nella capitale non riserva brutte sorprese, le notizie sul traffico caotico lette ovunque, mi facevano mettere in conto un’oretta di pazienza che fortunatamente ho risparmiato. Unica nota curiosa della giornata è stata il navigatore che, in prossimità dell’albergo, ha perso il segnale; la probabile vicinanza del Parlamento e di numerose ambasciate può essere la causa dei disturbi sul segnale.

Atene mi è stata presentata come una brutta città, sia dalle riviste lette che dalle persone che vi erano già state.

Almeno per quanto riguarda il viaggio, la cosa che va imparata più in fretta è che uno stesso posto è visto sempre con occhi diversi.


Il giudizio su un'esperienza si forma valutando troppe variabili ed il filtro attraverso cui le informazioni passano è molto diverso da persona e persona.

Non credo, quindi, di essere l'unico a cui Atene è piaciuta, a me è piaciuta tanto.


Chiaro, c’è l’Acropoli, 





c’è il tempio di Zeus.




C’è il museo di arte antica e quello del Partenone,



ci sono i quartieri caratteristici di Monastiraki, con il mercatino delle pulci, e il quartiere di Plaka, con centinaia di negozietti di souvenir.

 C’è anche la cattedrale di Osios Nikolas e le numerose chiese bizantine, c’è l’Agorà romana e quella greca.







Ma Atene è una bella città anche per altri tipi di “attrazioni”, tra queste sceglierei in particolare il quartiere di Anafiotikà a ridosso dell’Acropoli. Vero intrico di vicoli, case ricavate dagli antichi alloggi di immigrati dall'isola di Anàfi, forza lavoro per costruire il palazzo reale dopo l'indipendenza.




E' impressionante il panorama dalla cima del Licabetto (raggiungibile in funicolare) e lo stadio Panathinaiko, dove il maratoneta italiano Stefano Baldini superò per primo il traguardo per entrare nella Storia dello sport.



Ovviamente il sito più rinomato, ma anche il più visitato, è il Partenone, vera meraviglia del mondo antico conservata per puro miracolo fino ai giorni nostri.
 Fu bombardato e depredato e ciò che ne resta è una pallidissima testimonianza di come si presentava nel periodo del suo massimo splendore.

Lo scheletro di marmo bianco troneggia imponente al centro della spianata, lì dove una volta il bianco abbagliante era esaltato da sgargianti colori, a rappresentare antichi Dei ormai sopraffatti dall’uomo e sgretolati dal tempo.
Ciò nonostante resta un complesso che mette i brividi, soprattutto se guardato con l’occhio della storia e visitato con un minimo di conoscenze a degno corredo del biglietto d’ingresso acquistato.
Di solito rimando la visita di un luogo di tale importanza giusto per assaporare la magia in maniera più intima, nelle ore in cui le orde di turisti si sono diradate e posso fermarmi a colmare il respiro di un’esperienza così forte. Questo temporeggiare mi concede il tempo per prendere le misure della città e poter giungere sul posto preparato.
Si potrebbe iniziare dal tempio di Zeus Olimpo e dall’antica Agorà, posti agli antipodi rispetto alla collina del Partenone e che, proprio del Partenone, si fregiano come lussuosissimo sfondo.

Il tempio di Zeus, che sorge a sud-est del Partenone, non è altro che un’enorme spianata ormai spoglia dei suoi fasti; troneggiano al centro quindici enormi colonne, tredici delle quali a ricostruire un angolo del maestoso tempio che sorreggevano un tempo.
Tale tempio venne costruito nel VI secolo a. C.


L’antica Agorà si estende alle pendici nord-occidentali del Partenone e conserva un magnifico tempio che, dalla sommità di una bassa collina, spunta dagli alberi che occupano il “parco”.
Questo era il luogo dove si svolgeva la vita politica della città-stato di Atene, dove erano prese decisioni e prodotte discussioni erudite condotte dai filosofi più famosi dell’umanità.

Subito dopo aver visitato il Partenone, sarebbe d’obbligo programmare la visita del museo del Partenone, situato subito a sud della collina simbolo di Atene; io ho scelto di dare precedenza al museo, vedere le ricchezze trovate al Partenone e poi visitare la “scatola vuota” del tempio. Ragionandoci sarebbe stato più intelligente fare il contrario, ma il caldo della tarda mattinata di agosto mi ha convinto ad assaporare un po’ di aria condizionata.
Il museo è un misto di busti, teste e parti di decorazioni rinvenute negli scavi sulla collina del Partenone, dove trovavano posto anche due teatri . Le vetrate enormi danno un colpo d’occhio fantastico e costante sul Partenone ed il collegamento delle statue con il sito è sempre presente. La parte del museo che mi ha affascinato di più è il filmato che ricostruisce le vicende del tempio sin dalla costruzione fino ai giorni nostri.
L’ultimo piano del museo ricostruisce e ricollega tutte le decorazioni che ruotavano intorno al tempio; raccoglie le decorazioni che non sono state depredate e, con una ricostruzione che rispetta le dimensioni del tempio, dà l’idea di quello che più di duemila anni fa ci si poteva trovar davanti.



E’ l’ora di salire al Partenone, il maestoso tempio di Atena Parthenos (vergine) (http://whc.unesco.org/en/list/404), la “scatola” ormai “vuota” per colpa dell’uomo e, come ovvia conseguenza, della storia.

I propilei dell’Acropoli (porticati d’ingresso alla zona del tempio) sono posti in cima a una scalinata monumentale che culmina nell’Acropoli, la zona “più alta della città” che ospita il tempio più famoso del mondo. Il Partenone appunto. Sarebbe però riduttivo concentrare l’attenzione solo sul tempio che di certo ne è l’attrazione principale, perché il complesso è costituito anche da due teatri, di cui uno ancora in uso, e altri templi “minori” che fanno da contorno al Partenone.

Uno di questi templi è l’Eretteo, dedicato al culto di Poseidone e al quale si addossa la loggia delle Cariatidi.
Il complesso è prima di tutto affascinante, il marmo ormai ingiallito dona quella patina d’età che mantiene il tempio lontano più di venti secoli da noi.
Anche il panorama sulla città è suggestivo, i bianchi palazzi danno un aspetto uniforme alla giungla urbana e l’occhio può spaziare fino al mare e al porto del Pireo verso sud-ovest e verso Plaka a nord.
L’immagine più spettacolare dell’Acropoli si ha dalla sommità del Licabetto, questa montagna a forma di cono sorge subito a nord del centro ed è la più alta della città. Da qui si domina tutta Atene e per la prima volta la zona sacra appare incastonata come un gioiello nel tessuto cittadino. Per la prima volta il Partenone sembra esser sceso nella città, depauperato di quella maestà con cui si è sempre magnificamente distinto. 

Il percorso alla scoperta di Atene può continuare con altri scavi che ovunque rendono possibile di affacciarsi alla storia, ma una tappa obbligata è il museo di arte antica. Per raggiungerlo bisogna prendere dei mezzi e camminare un po’ visto che si trova fuori dal centro.

La collezione di statue è imponente, ma il reperto che cattura maggiormente l'attenzione  è la statua in bronzo chiamata “il fantino di Artemisio” che rappresenta un cavallo al galoppo montato da un bambino. La scultura racchiude una dinamicità non usuale per i canoni dell’epoca, dove le statue si imponevano per una superba staticità. Ne sono un esempio le statue provenienti dal periodo arcaico di Micene.
Al museo è conservata l’unica riproduzione in scala della statua venerata all’interno del Partenone, la statua di Atena Parthenos a cui la città era votata. La riproduzione è comunque datata il II secolo d. C.
Un intera sezione del museo è dedicata alle statue ritrovate sul fondo del mare, in ogni pezzo estratto è evidente la parte rimasta sommersa nella sabbia del fondale, ancora ricchissima di particolari, e quella esposta all’azione dell’acqua, butterata e sfigurata dalla disgregazione operata dall’acqua salata.

C’è un'altra sezione del museo che mi ha catturato per quasi un’ora, è quella dedicata alla “macchina di Anticitera”. Si tratta del più antico calcolatore meccanico conosciuto. E’ un meccanismo mosso da ruote dentate che anima un planetario. Era utilizzato per  calcolare il sorgere del sole, le fasi lunari e il movimento dei cinque pianeti ancora conosciuti. Meccanismo datato tra il 150 e il 100 a. C.!


La visita di Atene si può concludere con una passeggiata nei quartieri storici come Monastiraki, la cui piazza suggestiva si affaccia sull’Acropoli ed è sempre piena di vita. Subito fuori la piazza si apre il famoso mercatino delle pulci e tutta la zona è invasa da taverne e ristoranti che fanno a gara ad accaparrarsi le migliaia di turisti che affollano il centro ogni giorno.
Subito vicino Monastiraki c’è il quartiere di Plaka, anche questo molto frequentato dai turisti e pieno di negozietti di souvenir. Nel quartiere, tra l’altro, sorge la cattedrale ortodossa di Atene.


Per ultimo si può vedere il sito dove furono svolte le prime Olimpiadi moderne, nella zona nord-est della città. I primi “giochi della Olimpiade” vennero svolti tra il 6 e il 15 aprile 1896  per volere del barone De Coubertin e per l’occasione venne ricostruito uno stadio in marmo Pentelico (proveniente dal monte Pentelico). Dopo che venne ritrovato venne ricostruito con le dimensioni che aveva l’originale stadio, visto che tali dimensioni non erano state ancora standardizzate, la forma appare allungata con due curve molto strette a congiungere i rettilinei.

Termino qui la visita di Atene, come ogni capitale avrebbe meritato più tempo, ma credo comunque di aver visto il meglio.

LOGISTICA ATENE:
ALLOGGIO: Ho avuto la fortuna di trovare una camera a poco prezzo all’ Hotel Amazon Best Western, in zona Sintagma. Non è il primo BW che ho provato, ma di sicuro è il migliore in cui mi sia capitato di entrare. La posizione è estremamente centrale, ho raggiunto a piedi quasi tutti gli obiettivi che mi ero posto di visitare. Il personale è un po’ schivo e di poche parole (tranne il signore alla reception).
PASTI: Proprio fuori l’hotel c’è un ristorante favoloso dove ho consumato diversi pasti: “O Tzitzikas & o Mermigkas”. Personale giovane e simpatico. Alcuni piatti del giorno tra cui c’è sempre un piatto di pasta cucinata alla greca, molto buono.

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