L'Argolide:
Il
giorno stesso del mio arrivo in Grecia avevo in programma la visita di
Corinto. Sarei arrivato lì nel primo pomeriggio e credevo di poter
spendere qualche ora nella visita dei resti dell'antica città romana. Mi
è stato possibile vedere gli scavi solo dall'alto, la strada che si
arrampica fino all'Acrocorinto concede un panorama spettacolare sul sito
e sulla lingua di terra che divide il golfo di Corinto dal mar Egeo
(tra cui è stato aperto lo stretto) e le rovine della città.
C'è
rimasto poco da vedere, ma le enormi colonne del tempio di Apollo
lasciano immaginare quali dimensioni dovesse avere il tempio.
L'antica
Corinto era la porta d'accesso al Peloponneso, la prima tappa del
viaggio appena sceso dall'aereo e l'ho trovata chiusa. Il caldo è
asfissiante e l'ombra del pergolato di una piccola taverna mi chiama
per il pranzo. L'ora è abbondantemente passata e la signora (che non
parla inglese) riesce ad accoglierci con grande cordialità. E' il primo
pasto greco di questa vacanza, con la "tipica" insalata e un ottimo
souvlaki.
La seconda parte del viaggio ci porterà a Tolon, il punto di partenza che ho scelto per visitare l'Argolide. Tolon, in sè, non offre nulla di spettacolare, solo ottimi collegamenti (per quanto le strade del Peloponneso concedano) ed una delle poche spiagge di sabbia di tutta la zona. Il paese sorge sulla striscia che costeggia il mare, ai piedi di colline abbastanza impervie. Tolon è trafficata durante tutto l'arco della giornata perché l'estate si riempie di turisti. Ristoranti, alberghi, pub, bar, pizzerie e taverne sono cresciuti sotto ogni edificio e lo spazio vitale è molto risicato. Non c'è un'area pedonale visto che c'è solo una strada che attraversa il paese e che ne riporta fuori.
Per mangiare: Anche per trovare qualcosa di decente da mangiare è un'impresa e, per questo, mi sono affidato alla rete. La taverna che mi ha incuriosito di più è stata Tsiros, ottimo il souvlaki ed altri piatti tipici. Servizio veloce e prezzo molto contenuto.
La seconda parte del viaggio ci porterà a Tolon, il punto di partenza che ho scelto per visitare l'Argolide. Tolon, in sè, non offre nulla di spettacolare, solo ottimi collegamenti (per quanto le strade del Peloponneso concedano) ed una delle poche spiagge di sabbia di tutta la zona. Il paese sorge sulla striscia che costeggia il mare, ai piedi di colline abbastanza impervie. Tolon è trafficata durante tutto l'arco della giornata perché l'estate si riempie di turisti. Ristoranti, alberghi, pub, bar, pizzerie e taverne sono cresciuti sotto ogni edificio e lo spazio vitale è molto risicato. Non c'è un'area pedonale visto che c'è solo una strada che attraversa il paese e che ne riporta fuori.
Per mangiare: Anche per trovare qualcosa di decente da mangiare è un'impresa e, per questo, mi sono affidato alla rete. La taverna che mi ha incuriosito di più è stata Tsiros, ottimo il souvlaki ed altri piatti tipici. Servizio veloce e prezzo molto contenuto.
Inizia
con il fresco della mattina il mio tour del Peloponneso, la prima tappa
non può essere che Micene la cui civiltà dominò sin dal 2.000 a.c. fino
al 1.200 a.c. ed estese la sua influenza ben oltre i confini della
regione. Micene era un importante centro politico, economico e militare,
probabilmente fondato da civiltà provenienti da Creta, dove la civiltà
Minoica già esisteva.
Si
arriva al sito percorrendo un breve tratto in salita su una strada che
serpeggiando arriva alla sommità di alcune colline. L'intensa luce del
sole ancora basso e le montagne circostanti non lasciano scorgere gli
scavi se non quando ci avviciniamo alla biglietteria. La mitica città di
Micene è ora completamente fusa con il paesaggio, gli stessi colori, la
stessa pietra.
Immagino
che 40 secoli fa dovesse avere un aspetto completamente diverso e il
carico di storia che mi si apre davanti mi intimorisce. Come sempre.
Si
accede all'antica città mediante una rampa in salita e, aggirato un
imponente torrione, si apre la "porta dei leoni". Gli unici
sopravvissuti ad una civiltà accolgono i viaggiatori e gli consegnano i
resti di una grandiosa Storia.
Subito sulla destra si apre l'enorme voragine creduta la "tomba di Agamennone" per via della maschera d'oro ritrovata ed erroneamente attribuita all'eroe ellenico.
Il
resto del sito lascia solo immaginare qual era il disegno della città
mediante un percorso che, serpeggiando, raggiunge la sommità della
collina. Resta poco da vedere, anche del palazzo reale, ma lo scenario su
cui questo impero si affacciava lascia ancora affascinati. Solo il
vento costante fa compagnia tra queste silenziose rovine.
All'uscita
della cittadella, prima di superare la biglietteria, c'è il bellissimo
museo del sito. Vi sono esposti molti reperti tra cui decorazioni,
utensili, spade che rendono più tangibile il livello di sviluppo
raggiunto da Micene.
Acquistando il biglietto per la visita a Micene e al museo, c'è anche il "Tesoro di Atreo".
Si tratta di una tomba semi-sotterranea a sezione circolare. La cupola è composta da enormi massi sovrapposti che creano una superficie estremamente levigata.
Alla sommità un'unica pietra che sta a chiusura della volta.
La costruzione è datata al XIII secolo a.C., ben 400 anni prima della guerra di Troia! Ci sono altre testimonianze in giro per l'Europa di strutture di questo tipo (tipo Newgrange in Irlanda) ma questo, per dimensioni, è uno degli esempi più impressionanti dell'architettura della Grecia Antica arrivato fino ai nostri giorni.
Si tratta di una tomba semi-sotterranea a sezione circolare. La cupola è composta da enormi massi sovrapposti che creano una superficie estremamente levigata.
Alla sommità un'unica pietra che sta a chiusura della volta.
La costruzione è datata al XIII secolo a.C., ben 400 anni prima della guerra di Troia! Ci sono altre testimonianze in giro per l'Europa di strutture di questo tipo (tipo Newgrange in Irlanda) ma questo, per dimensioni, è uno degli esempi più impressionanti dell'architettura della Grecia Antica arrivato fino ai nostri giorni.
La
cittadella micenea di Tirinto è un' importante testimonianza
dell'architettura difensiva dell'epoca e, proprio per questo, è stata
dichiarata Patrimonio dell'Umanità dall'UNESCO. Proprio come l'antica
Micene.
Il sito è poco frequentato, ne è testimonianza la completa
assenza di turisti, ma anche dall'assenza di didascalie per agevolare
la visita.
Impressionanti le mura che circondano la città, in
alcuni punti raggiungono i 7 metri di larghezza. Il mito raccontava che
anche queste mura fossero state costruite dai ciclopi; anche Omero ne
parlò, descrivendola come città "dalle mura possenti".
In
effetti le dimensioni sono impressionanti, il percorso che conduce alla
città alta costeggia le mura dall'esterno per il primo tratto, e,
dall'interno, per l'ultima rampa che conduce alla sommità.
La
città era costruita in posizione rialzata sulla pianura circostante e il
panorama spazia su tutta la pianura di colore verde e argento grazie ai
numerosi ulivi coltivati. Verso sud è possibile vedere la città di
Napulia (Nafplio) dominata dalla rocca.
Il
santuario di Epidauro era molto importante nell'antichità. Era
consacrato ad Asklepio, folgorato da Zeus per le sue capacità di guarire
i malati. Il sito è molto frequentato dai turisti che arrivano qui
soprattutto grazie al magnifico teatro intatto e tutt'ora utilizzato
come sede per il Festival Ellenico. Ma Epidauro era un importantissimo
centro religioso e terapeutico.
La
zona degli scavi è un' immensa distesa di pietre dove, solo leggendo le
didascalie, è possibile individuare l'ubicazione degli antichi edifici.
Mi ha particolarmente colpito la presenza di un santuario per
l'adorazione degli Déi Egizi, verso il quale ho provato a buttare
l'occhio. Questo indica come il culto di Asclepio traesse origine da
quello di Imhotep, venerato per i suoi poteri terapeutici.
Altre
parti del grande complesso sono il "katagogeion", la foresteria dove
venivano accolti i pellegrini ed i pazienti, lo stadio, dove venivano
disputate le gare durante le celebrazioni. Ma anche il tempio di
Asclepio, qui raffigurato con un bastone a fianco di un cane ed un
serpente, segni popolari di saggezza naturale, ed il tholos. Proprio
questa struttura, dalla funzione ancora sconosciuta, sta per essere
ricostruita con blocchi di marmo bianchissimo. E' curioso vedere come
riprende vita un cantiere che sembra fermo da 3000 anni!
Per
ultimo ho volutamente lasciato il bellissimo teatro risalente al IV
secolo a.c.; sarebbe meglio definirlo Il Teatro. Due ordini di spalti
avvolgono per oltre 180° la zona del palco. Le pietre calcaree che
costituiscono i sedili riportano indelebili i segni dell'usura di secoli
e secoli di spettacoli e rappresentazioni.
Oggi, lo scenario che
si apre alle spalle dei commedianti, è una valle spettacolare che
aggiunge fascino allo splendido teatro.
L'acustica è incredibile, si
dice che il suono di una moneta che cade sul palco è possibile sentirlo
fino all'ultimo ordine di spalti.
Ma la prova più bella ed inaspettata
dell'acustica è venuta da un viaggiatore francese che, dopo aver fatto
accomodare sua moglie sugli spalti, gli ha intonato un'aria famosa (che
non ricordo).
La scena è durata appena una ventina di secondi ed
immediatamente è partito l'applauso dalle decine di turisti che
affollavano il teatro tanto che il tenore francese ci ha concesso pure
il bis.
Per arrivare: Il sito del
santuario di Epidauro non è nel paese di Antica Epidauro (che si trova
sulla costa). Provenendo da Nafplio si trovano le indicazioni a pochi
chilometri dalla costa, mentre, proveniendo da Corinto, bisogna
procedere per pochi chilometri in direzione Nafplio.
La
bellissima città di Nafplio è stata la prima capitale della Grecia
moderna dopo la conquista dell'indipendenza.
E' situata in una splendida
posizione su un piccolo porto dominato dalla Fortezza di Palamede; le
vie del centro sono strette e tortuose, con bellissimi palazzi in stile
veneziano e colorata di tantissimi fiori colorati. Il centro cittadino è
sempre affollato, soprattutto in estate, dove arrivano tanti turisti
anche da Atene e dintorni.
Nafplio
è stata al centro di numerosi assedi durante le guerre tra veneziani e
turchi per accaparrarsi i migliori porti del Peloponneso. Proprio la
dominazione veneziana ha lasciato le testimonianze più marcate donando
uno stile particolare a questa città e rendendola una delle città più
belle della Grecia.
Per mangiare: Siamo stati per due volte al Popeye Café,
piccolo locale che cucina enormi hamburger molto farciti e molto
buoni, insalate (sia la greca che altre varietà) e piatti tipici greci.
Il personale è composto da ragazzi giovani e molto simpatici. Inoltre
il prezzo è contenuto.
Spiagge:
Tolon: La spiaggia di Tolon è una stretta striscia che separa il bagnasciuga dalle costruzioni del paese. Le ripide colline hanno permesso la costruzione solo a ridosso del mare e lo spazzio lasciato alla spiaggia è veramente poco. Questa è, però, una spiaggia in sabbia, abbastanza rara in tutto il Peloponneso. Gran parte della superficie a ridosso dell'acqua è occupata da ombrelloni e sedie a sdraio dei numerosi alberghi che, praticamente, finiscono in acqua. Una spiaggia un po' più ampia l'ho trovata all'estremità occidentale del paese, proprio vicino al porto. E' possibile noleggiare ombrellone e 2 sdraio per una decina di euro al giorno.
Karathona: La grande spiaggia di Karathona si trova subito a sud di Nafplio. La sinuosa strada che la raggiunge è ampia abbastanza da sopperire alla serie di curve che portano al lido. In estate la spiaggia è molto affollata e alcune zone sono libere.
La pineta che sorge alle spalle della spiaggia è un buon parcheggio riparato dal sole, le strutture che gestiscono la spiaggia sono organizzate come in tutta la Grecia. Nella maggior parte dei casi basta ordinare dal bar della struttura per aver diritto ad occupare ombrellone e sdraio.
Anche su questa spiaggia c'è sabbia, un po' grossolana ma, col senno di poi, tutt'altro che da disdegnare. L'acqua è pulita ma i colori non sono quelli che vengono in mente quando si realizza di essere "comunque" in Grecia.
Un avviso importante che può interessare chiunque si trova, come me, sull'"autostrada" che da Patrasso porta verso Atene costeggiando il profilo nord del Peloponneso (quella di maggior importanza e volume di traffico), l'autostrada 8A.
L'autostrada è a pagamento come se fosse una VERA autostrada ma c'è da aver paura. Probabilmente è LA STRADA PIU' PERICOLOSA CHE HO MAI PERCORSO!
Non tanto per le curve che ne rendono sinuoso il tracciato, ma più che altro per le sole due corsie che la compongono. Una corsia per ogni senso di marcia; solo in rari casi le due corsie sono separate da uno spartitraffico in cemento.
L'asfalto è in buone condizioni, questo porta gli automobilisti a correre più del normale. Il sorpasso è agevolato dall'auto più lenta spostandosi con metà veicolo sulla corsia d'emergenza, ampia quanto la carreggiata normale. Questa manovra, però, è a unico arbitrio dell'auto più lenta e non di rado porta la macchina veloce a superare la doppia linea continua centrale ed a sfiorare le auto che corrono nel senso contrario. Il tutto è ulteriormente reso più pericoloso dai frequenti lavori sul tracciato ed ai lati delle carreggiate con conseguente aumento di mezzi pesanti. Per non parlare dei bus che, stracolmi, trasportano turisti da un capo all'altro del Peloponneso. ATTENZIONE!
La pineta che sorge alle spalle della spiaggia è un buon parcheggio riparato dal sole, le strutture che gestiscono la spiaggia sono organizzate come in tutta la Grecia. Nella maggior parte dei casi basta ordinare dal bar della struttura per aver diritto ad occupare ombrellone e sdraio.
Anche su questa spiaggia c'è sabbia, un po' grossolana ma, col senno di poi, tutt'altro che da disdegnare. L'acqua è pulita ma i colori non sono quelli che vengono in mente quando si realizza di essere "comunque" in Grecia.
Un avviso importante che può interessare chiunque si trova, come me, sull'"autostrada" che da Patrasso porta verso Atene costeggiando il profilo nord del Peloponneso (quella di maggior importanza e volume di traffico), l'autostrada 8A.
L'autostrada è a pagamento come se fosse una VERA autostrada ma c'è da aver paura. Probabilmente è LA STRADA PIU' PERICOLOSA CHE HO MAI PERCORSO!
Non tanto per le curve che ne rendono sinuoso il tracciato, ma più che altro per le sole due corsie che la compongono. Una corsia per ogni senso di marcia; solo in rari casi le due corsie sono separate da uno spartitraffico in cemento.
L'asfalto è in buone condizioni, questo porta gli automobilisti a correre più del normale. Il sorpasso è agevolato dall'auto più lenta spostandosi con metà veicolo sulla corsia d'emergenza, ampia quanto la carreggiata normale. Questa manovra, però, è a unico arbitrio dell'auto più lenta e non di rado porta la macchina veloce a superare la doppia linea continua centrale ed a sfiorare le auto che corrono nel senso contrario. Il tutto è ulteriormente reso più pericoloso dai frequenti lavori sul tracciato ed ai lati delle carreggiate con conseguente aumento di mezzi pesanti. Per non parlare dei bus che, stracolmi, trasportano turisti da un capo all'altro del Peloponneso. ATTENZIONE!
p.s.: quasi tutte le fotografie pubblicate su questa pagina, come di consueto nei miei contributi, sono mie. Fanno eccezione la foto della "maschera di Agamennone", la foto della taverna Tsiros e la ricostruzione della città di Micene.
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